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Trento, 11 febbraio 2013
MACROREGIONE DELLE ALPI, ORA SI PUÒ
di Marco Boato
dal Trentino di lunedì 11 febbraio 2013

Il 29 giugno 2012 a Bad Ragaz, nel cuore della Svizzera, è stato firmato il patto che coinvolge le diverse regioni alpine europee tra Italia, Svizzera, Austria, Germania e Francia. Durante la riunione è stato elaborato un documento di strategia comune per la «Macroregione europea delle Alpi», che poggia su tre pilastri, complessi ma ugualmente fondamentali: innovazione e competitività, ambiente ed energia, accessibilità e trasporti.

Le Regioni alpine di Italia, Svizzera, Francia, Germania e Austria condividono un percorso di coordinamento delle politiche europee che passerà attraverso numerose tappe programmatiche, politiche e istituzionali, sul modello delle già esistenti Macroregioni europee del Baltico e del Danubio. Le Regioni e le Province autonome italiane, che abbracciano la totalità del versante sud delle Alpi, rappresentano da sole un terzo delle popolazioni del territorio interessato.

La Strategia macroregionale non significa nuove strutture od organizzazioni, né maggiori spese per i cittadini. Essa rappresenta il modello di una collaborazione interregionale e transnazionale permanente, per coordinare le politiche regionali, nazionali ed europee dell’area alpina verso obiettivi comuni di “sviluppo economico in un ambiente intatto”, come recita il documento dell’“iniziativa delle Regioni”.

Nelle intenzioni dei sottoscrittori, la Strategia macroregionale per le Alpi «rappresenterà finalmente il punto di svolta, un’occasione di ripensamento delle politiche per la crescita di un’Europa davvero unita dal basso, a partire dalle realtà locali e territoriali, esaltando la diversità e l’identità di ciascun popolo nella casa comune europea». A livello europeo, a tutt’oggi manca una politica comunitaria per la montagna che tenga in debito conto peculiarità, risorse e difficoltà di ciascun territorio. Il tema della Macroregione alpina è diventato centrale, ma c’è anche la necessità di elaborare una «macrostrategia» per riempirlo di contenuti.

La proposta dunque è quella di ripartire dai contenuti della “Convenzione delle Alpi”, per costruire poi attorno a questi una rete solida, strutturata e permanente che attivi processi di co-decisione fra tutti i poteri pubblici e tutte le realtà economiche, sociali e culturali dei territori interessati, dentro la quale questi ultimi possano muoversi valorizzando il dato della comune appartenenza a quest’area alpina. Bisogna tuttavia evitare il rischio che le Alpi, che devono sapere coltivare rapporti con le grandi pianure a Nord e Sud, siano prese a pretesto per rafforzare obiettivi e ambizioni a favore delle aree metropolitane. Il “core business” della Macroregione alpina dunque è e deve rimanere la montagna, il luogo cioè in cui sono racchiuse tante risorse, naturali ed economiche, ma anche giacimenti ideali e culturali e di esperienze secolari di autogoverno.

La Macroregione appare con tutta evidenza come una grande opportunità, nel solco segnato dalla “Convenzione delle Alpi”, di cui nell’ultima fase della legislatura sono stati ratificati dall'Italia tutti i protocolli (compreso quello “Trasporti”, che era rimasto bloccato in Parlamento per molto tempo). E’ una grande opportunità per la crescita del confronto paritario tra regioni in ambito europeo e per mantenere la montagna abitata, frenare l’emarginazione e lo spopolamento, preservare le identità storiche e culturali.

È inoltre la strada del riconoscimento della montagna come fondamentale contenitore di risorse strategiche per la green economy: acqua, legno, paesaggio, agricoltura, artigianato d’eccellenza ma anche come luogo in cui investire in infrastrutture (soprattutto digitali), turismo e formazione. Ed è un modello di sviluppo in cui s’incarna il federalismo come un patto tra simili che si muovono in sinergia, pur mantenendo proprie autonomie e ambiti istituzionali. Le macroregioni montane promuovono, infatti “spazi politici di coesione”, legami pattizi tra territori che hanno affinità geomorfologiche e culturali a prescindere dai perimetri amministrativi, diversità istituzionali, diversità statutarie e forme di autonomie.

Ci si muove, quindi, nella direzione di una nuova governance multilivello per l’intera macroarea alpina (definita così perché, comprendendo più Regioni in più Stati, aumentano i livelli decisionali, gli ambiti politici e i riferimenti normativi). In questo quadro, di certo molto complesso, nasceranno nuove relazioni reticolari tra istituzioni, attori economici e società civile. In questa prospettiva si pone anche la proposta di promuovere un progetto “Erasmus delle Alpi”, che coinvolga i giovani studenti di tutte le regioni alpine e che si possa estendere anche agli amministratori e ai lavoratori degli enti locali alpini, per favorire lo scambio tra esperienze, conoscenze e culture.

E si potrà inoltre prevedere la collaborazione e momenti di conoscenza reciproca tra le imprese alpine, favorendo lo scambio di personale, la messa in comune di esperienze, lo svolgimento di tirocini e di periodi di scambio per il soggiorno e il lavoro. Si potrà così costruire la “Macroregione europea delle Alpi” non solo attraverso le iniziative istituzionali, ma anche “dal basso”, col massimo di partecipazione di studenti, ricercatori, imprenditori, amministratori e lavoratori.

Marco Boato

 

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